L'ETA' IMPERIALE
Con la morte di Augusto, avvenuta nel 14 dopo Cristo, si chiude l'epoca d'oro della letteratura latina. Il mutato clima politico che succede influisce ovviamente anche sulla letteratura che come si sa è lo specchio dei tempi. Di quella che seguirà , si è parlato di un'età argentea quasi a ribadire l'inferiorità rispetto alla precedente, ma non possiamo parlare di decadenza vera e propria, bensì di letteratura nuova. Non troviamo più la perfezione raggiunta nel secolo precedente, e di conseguenza autori come Cicerone e Tito Livio nella prosa e Virgilio ed Orazio nella poesia rimangono modelli mai più superati.
Purtroppo con Tiberio, e fino a Nerva, salvo in pochi periodi, scompare quell'atmosfera di serenità che c'era stata per circa quarant'anni sotto Augusto ed al suo posto subentra un clima di diffidenza e di terrore. I governi che si succedono sono dispotici ed il più delle volte sporchi di sangue: Tiberio, Caligola, Nerone, Domiziano … un periodo davvero buio dell'impero, dove la mancanza di libertà induce gli spiriti a rinchiudersi in se stessi o ad essere falsi nel tentativo di ingraziarsi i potenti con l'adulazione e la piaggeria.
Ed è anche il periodo del vizio e della corruzione che dilagano senza che nessuno riesca ad ostacolarli. In questo marasma avanza la borghesia (che porterà al potere Vespasiano, che potremmo definire imperatore borghese) e viene alla ribalta la provincia che alla fine conquisterà il potere con gli imperatori di sua espressione come Traiano, Adriano e fino a Costantino e che monopolizzerà la cultura con i vari Seneca, Lucano, Marziale (tra gli spagnoli), Apuleio, Frontone tra gli africani e via di seguito. Anche la letteratura diventa borghese e più vicina al popolo, perdendo il suo stile aulico precedente, il periodare complesso e maestoso di Cicerone per dirigersi verso la frase breve e tagliente di Seneca.
Torna a il teatro oppure vai a l'oratoria
editus ab
Con la morte di Augusto, avvenuta nel 14 dopo Cristo, si chiude l'epoca d'oro della letteratura latina. Il mutato clima politico che succede influisce ovviamente anche sulla letteratura che come si sa è lo specchio dei tempi. Di quella che seguirà , si è parlato di un'età argentea quasi a ribadire l'inferiorità rispetto alla precedente, ma non possiamo parlare di decadenza vera e propria, bensì di letteratura nuova. Non troviamo più la perfezione raggiunta nel secolo precedente, e di conseguenza autori come Cicerone e Tito Livio nella prosa e Virgilio ed Orazio nella poesia rimangono modelli mai più superati.
Purtroppo con Tiberio, e fino a Nerva, salvo in pochi periodi, scompare quell'atmosfera di serenità che c'era stata per circa quarant'anni sotto Augusto ed al suo posto subentra un clima di diffidenza e di terrore. I governi che si succedono sono dispotici ed il più delle volte sporchi di sangue: Tiberio, Caligola, Nerone, Domiziano … un periodo davvero buio dell'impero, dove la mancanza di libertà induce gli spiriti a rinchiudersi in se stessi o ad essere falsi nel tentativo di ingraziarsi i potenti con l'adulazione e la piaggeria.
Ed è anche il periodo del vizio e della corruzione che dilagano senza che nessuno riesca ad ostacolarli. In questo marasma avanza la borghesia (che porterà al potere Vespasiano, che potremmo definire imperatore borghese) e viene alla ribalta la provincia che alla fine conquisterà il potere con gli imperatori di sua espressione come Traiano, Adriano e fino a Costantino e che monopolizzerà la cultura con i vari Seneca, Lucano, Marziale (tra gli spagnoli), Apuleio, Frontone tra gli africani e via di seguito. Anche la letteratura diventa borghese e più vicina al popolo, perdendo il suo stile aulico precedente, il periodare complesso e maestoso di Cicerone per dirigersi verso la frase breve e tagliente di Seneca.
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